PROGETTO LEGALITA', NO ALLA 'NDRANGHETA

 

 

Un tripudio di pubblico ed applausi per il secondo incontro del “Progetto legalità” 2014, organizzato dall’associazione di promozione sociale Bang, e presentata dagli ideatori della manifestazione, l’avvocato Roberto Romagnano, giovane assessore del comune di Olgiate Molgora, e il magistrato Piero Calabrò, capitano della nazionale italiana magistrati. La conferenza dal titolo “La ‘ndrangheta dal Sud al Nord”, si è tenuta giovedì 20 novembre alle  21 nella gremita sala cinematografica del Centro Parrocchiale di Osnago, e ha visto come illustri relatori il docente di sociologia della criminalità organizzata, Nando Dalla Chiesa, ed il procuratore Capo presso la Procura di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho. I preziosi interventi sono avvenuti alla presenza di numerose autorità, locali e non, tra cui il sindaco ed il vice sindaco di Osnago, Paolo Brivio e Daniele Lorenzet, il parroco di Osnago, don Costantino Prina, le rappresentanze delle forze dell’ordine (Polizia locale, carabinieri e polizia di Stato), il dr. Antonio Chiappani, Procuratore Capo di Lecco, il dr. Alberto Nobili, procuratore aggiunto di Milano e la dott.ssa Antonia Bellomo, prefetto di Lecco.

I saluti dell’amministrazione locale sono stati affidati al vicesindaco di Osnago, Daniele Lorenzet, che dopo aver ringraziato gli organizzatori della manifestazione ed i relatori della serata, ha aggiunto: «Serve fare qualcosa. La lotta alle mafie deve essere il noi: infatti, i procuratori e i magistrati non possono rimanere da soli a fare la guerra contro le mafie. Queste serate devono servire a far crescere la cultura del noi. Dobbiamo essere tutti anti mafia. Soprattutto i servitori dello Stato a livello pubblico devono essere tutti antimafia, i sindaci, gli amministratori, i preti. Bisogna continuare l’educazione alla legalità nelle scuole per far capire che cos’è la mafia e perché bisogna combatterla e chi sono i veri eroi nostri».

Successivamente la parola è passata al dr. Romagnano che ha sottolineato: «Non bisogna abituarsi a convivere con la mafia e ognuno può fare qualcosa nel suo settore e nel suo piccolo per combatterla. Anche in Brianza la mafia è radicata più che mai: lo dimostra proprio oggi l’inizio del processo Metastasi che interessa proprio la nostra zona e la nostra provincia. Abbiamo però anche delle buone notizie: la quantità di persone e di giovani che organizzano e/o partecipano ad incontri come questo o che sono attive in associazioni come Bang e Libera». L’assessore ha poi dato la parola a Stefano, un giovane dell’associazione Libera di Lecco che ha brevemente illustrato il progetto Wallstreet (sostenuto anche dal programma di Radio Rai Caterpillar) ovvero l’apertura a breve per l’Expo 2015 di una pizzeria della legalità in centro Lecco. Anche il dr. Calabrò ha voluto sottolineare l’importanza delle sale piene durante serate di questo genere e la marcia in più che i giovani che supportano queste iniziative hanno nel comunicare, anche attraverso i social network.

Dopo una breve presentazione, il dr. Cafiero De Raho, in magistratura dal 1977 e procuratore della Repubblica da un anno e mezzo, ha dato una sua versione del fenomeno ‘Ndrangheta vista con gli occhi del magistrato che ha aiutato a smantellare almeno in parte il clan dei Casalesi: «Nessun territorio è esente dalla ‘Ndrangheta e quindi bisogna che tutti comprendano che cos’è la Ndrangheta. Questa organizzazione ha una capacità espansiva eccezionale: è passata negli anni, come primo affare, dai sequestri di persona alla gestione del traffico di cocaina ed eroina come commerciante e fornitore in Europa e nel mondo, passando attraverso il porto di Gioia Tauro, dove negli ultimi anni sono stati sequestrate più di tre tonnellate di cocaina. Oggi la ‘Ndrangheta non mette più solo i soldi ma opera come impresa mafiosa; non ha più bisogno di armarsi, si accorda prima, non ha bisogno della forza perché si presenta parlando un linguaggio univoco, immediatamente compreso da tutti per imporsi sul mercato. La ‘Ndrangheta è organizzata come un antistato efficiente: si infiltra nei territori, li controlla e poi li condiziona; infatti gestisce anche l’edilizia privata, gli appalti pubblici (come ad esempio le società miste che si occupano della raccolta e dello sversamento dei rifiuti), i comuni. La gente arriva persino ad aver paura dello Stato ed a non voler mostrare di avere contatti con esso; i pochi testimoni di giustizia, come Tiberio Bentivoglio, si ritrovano addirittura a dover ridurre o chiudere le proprie attività. Questa piaga sociale è una realtà presente in tutti i territori se non la si contrasta in modo efficace. In Brianza la ‘Ndrangheta reinveste denaro in qualsiasi settore (ristorazione, negozi di lusso,…). Il cittadino deve collaborare facendo notare se c’è qualcuno che inquina l’economia del suo territorio e riferendo le condotte sbagliate che riesce a cogliere nella società. Concludendo, la libertà è un bene fondamentale, un diritto inviolabile da difendere ad ogni costo e la Costituzione stessa è da difendere persino a rischio della vita».

Successivamente ha preso la parola lo studioso Nando Dalla Chiesa: «La ‘Ndrangheta è stata poco contrastata in Calabria anche da molti degli stessi magistrati. La Calabria ha bisogno di bravi magistrati che contrastino quest’organizzazione perché ci sono intrecci di relazioni sociali che si sono creati e che attualmente consentono poca autonomia ai magistrati nati lì. C’è da dire, però, che se la Calabria piange, la Lombardia non ride. Le strategie che nascono in Calabria qui si esplicano con grande efficacia; al Nord non vengono solo a riciclare ma fanno le stesse cose che al Sud. Io sto guidando il comitato di esperti antimafia nominato dal sindaco Pisapia e che ha tra i suoi compiti quello di dedicarsi alla vicenda dell’Expo. Anche in questa vicenda è coinvolta la ‘Ndrangheta; infatti già dal 2009 alcune famiglie calabresi si sono trasferite a Milano con la convinzione che avrebbero potuto accaparrarsi i lavori per l’Expo 2015. Questo dimostra che la ‘Ndrangheta mette velocemente le radici nel territorio; arriva silenziosamente, lascia segnali che la società preferisce non cogliere e modificano la realtà locale conquistando il monopolio in settori importanti (rendita ed opere pubbliche) soprattutto durante la crisi economica. Interessante è anche il fatto che lo Stato affronta il suo avversario mortale senza tutte le informazioni mentre quest’ultimo sa tutto dello Stato. Il primo segno della ‘Ndrangheta è l’incendio, presente anche in queste zone. Inoltre la ‘Ndrangheta al Nord è molto presente nella sanità ed è trattata come una lobby qualsiasi con la quale dialogare; si costruisce così un clima culturale, sociale ed istituzionale di compatibilità. Nella società contemporanea definita “liquida” la ‘Ndrangheta, modello antico di sangue e suolo è vincente. Noi dobbiamo cercare attraverso l’educazione alla legalità di costruire un’identità vera; i Calabresi sentono di avere una loro identità, una loro missione, mentre noi cittadini comuni no. La mia inquietudine è data quindi dal fatto che ormai noi non sentiamo la missione civile di difendere una patria, una Costituzione, qualcosa di importante, ma siamo relativisti. Bisogna dunque lottare contro la nostra identità attuale e scoprire i valori che rendono incompatibili con loro».

Dopo diverse domande poste dal pubblico presente ai relatori e l’appello al fatto che la lotta alla mafia dovrebbe essere una priorità assoluta dato che porterebbe anche maggiori benefici concreti (ricchezza, lavoro,…), la serata si è conclusa dando l’appuntamento ai prossimi eventi del “Progetto legalità 2014”.

 

Fotoservizio VSala

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