CERNUSCO LOMBARDONE

    

PADRE CARLO BIELLA

La storia, le immagini, gli scritti...

NEL MONDO

 

Aggiornamenti dal Mozambico

"In questi giorni sto visitando diversi villaggi e comunità cristiane e oggi sono rientrato dopo otto giorni trascorsi a visitare 12 comunità della missione di Mayaka, percorrendo più di 500 km (gli ultimi 220 senza ruota di scorta...). Una settimana a contatto con i disegni e i colori di Colui che ha dipinto il canto della creazione e che attraverso il creato dà musica alla sua opera d'arte!

Dopo l'incontro, le confessioni e la messa, una foto fuori dalla chiesa (in basso ndr) e un canto. I più piccoli generalmente sono coloro che meglio riescono a liberare ciò che sentono, talvolta in danze scoordinate, ma che esprimono i propri sentimenti". 

Mayaka, 16 maggio 2015

 

 

 

Cernusco 11 gennaio 2015. Roma 13 gennaio 2015. L'ultimo saluto e poi via senza voltarsi indietro, perché partire è un po' morire. Anche se la gioia del Vangelo e della Missione ci fa guardare avanti con speranza e desiderare il domani, in certi momenti gli affetti e i legami familiari, di confratelli e amici muovono sempre qualcosa dentro, che sale fino a formare un nodo in gola...

Prima del viaggio uso gli ultimi minuti dell'offerta telefonica per salutare ancora qualcuno, poi il silenzio che mi fa entrare in me per accompagnare da vicino il passo che sto per fare e la mente vola e vola, e tanti pensieri, tanti volti, tanti luoghi scorrono come immagini di un film.

La discesa su Addis Abeba (Etiopia) è accompagnata dal susseguirsi dei fotogrammi che in pochi minuti hanno illuminato il cielo in uno spettacolo di colori che poco a poco hanno lasciato il posto a colui che regola il giorno riscaldandolo di luce.

L'Etiopia è in festa, si prepara per il Battesimo del Signore (si segue il calendario Giuliano), una festa molto sentita al pari o più del Natale, mi dice un missionario. Giorno e notte gli altoparlanti di una chiesa copta trasmettono le preghiere e le meditazioni delle guide in modo che tutti anche da casa o dai luoghi di lavoro possano prepararsi bene. Con padre Antonio, mio formatore dei tempi di teologia, ho l'occasione di fare una rapida visita della città, di stare una serata nel seminario e di passare la mattina successiva nella missione di Mojo, centro di spiritualità e parrocchia santuario della Consolata. Ho l'opportunità anche di visitare il laboratorio artistico accompagnato da padre Renato. Alle 5h00 del mattino del 16 gennaio, con 7°C alla faccia del caldo africano, andiamo in aeroporto per continuare il viaggio verso il Mozambico. Finora nessun problema di documenti, solo qualche chilo in eccesso a Roma... Al controllo mi chiedono di aprire la valigia, perché qualcosa non va!

Penso subito ai salami di suor Silveria, al panettone per padre Frizzi, al vecchio registratore per suor Dalmazia, al pallone che non si buca regalatomi all'Epifania o al set di cacciaviti e strumenti di lavoro... niente di tutto: “vogliamo vedere quella valigetta”... La borsa con il materiale per la messa da campo, dono della parrocchia di Palidoro! “What's that?” indicando il calice e le ampolline; con il mio povero inglese, ma con la ricchezza della gestualità italiana riesco a farmi capire e a tranquillizzarli: “OK! Thank you, have a nice journey!”

A Maputo l'aeroporto è tutto nuovo, opera dei cinesi e il corridoio che dall'aereo conduce alla sala dei bagagli è tutto un'accoglienza di benvenuto scritto lungo il pavimento, anche in italiano. Un controllo della temperatura corporea, misura adottata da subito in molti paesi africani dopo i primi casi di ebola e poi via verso l'uscita e la calda realtà della capitale con i suoi 34 gradi. Ad aspettarmi c'è padre Pinilla, (che non è parente del giocatore); mentre mi porta a casa, mi aggiorna sulla situazione e indica i tanti segni di una città che è in continua crescita e costruzione.

La prima notte è accompagnata da una forte pioggia, una benedizione, ma anche tanti problemi quando si abbatte con tanta violenza. Nella zona centro e nord le forti piogge hanno causato molti danni: sono morte decine di persone, molte le case distrutte e le persone colpite; il nord del paese è isolato per la rottura dei margini di un ponte e manca l'elettricità per la caduta di nove tralicci... Ci vorranno giorni e settimane per ristabilire minimamente la situazione, rimanendo le migliaia di persone che hanno perso tutto.

Domenica 18 gennaio ho celebrato nella comunità dei S. Martiri d'Uganda a Liqueleva in una chiesetta gremita di persone, ormai incapace di contenere tutti, semplice nelle strutture, ma vivace e festosa nella celebrazione e che si è impegnata per pitturare nuovamente le pareti dell'edificio. Nel saluto rivoltomi a fine Messa guadagno anche l'appellativo di 'santo padre'!?!

Martedì 20 alle 5 del mattino sono di nuovo in aeroporto in viaggio verso il Nord. Lascio a Maputo una valigia, perché è permessa solo una di 20 kg... al banco la signora è gentile e mi abbona i 3 kg di eccesso («siamo ancora in tempo di festa» dice sorridente): per fortuna non ha pesato il bagaglio a mano che con disinvoltura ho alzato con due dita!

Dopo uno scalo a Nampula, città di rilievo del nord del Paese, eccoci finalmente a Lichinga per la quarta discesa, che mette a prova le mie povere orecchie e i miei timpani.

All'uscita dall'aereo e mentre camminiamo sulla pista del piccolo aeroporto di Lichinga, si sente un intenso, tipico profumo di pioggia, o meglio della rossa terra bagnata dalla pioggia. E' una sensazione difficile da descrivere e che forse è alimentata da ciò che si prova quando si ritorna in un posto conosciuto e amato dopo tanto tempo. La città è situata su un planato e ha un clima fresco a differenza di tutte le altre capitali regionali; il cielo è pulito e tappezzato di nubi che lasciano filtrare caldi raggi di sole.

Ad aspettarmi c'è padre Edilberto, che da poco ha lasciato Maua per assumere la parrocchia di Nzinje a Lichinga e che dovrò sostituire negli incarichi che aveva in quella missione. In macchina comincia a spiegarmi diverse cose della missione di Maua, ma lo interrompo, chiedendo di lasciare per il pomeriggio o il giorno successivo questi aspetti e invece di conoscere meglio chi è e da dove viene.

A Lichinga, capitale del Niassa e sede della Diocesi, devo trattare il mio permesso di soggiorno e verificare la questione della patente. Mercoledì 21, anniversario della nascita del Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari e missionarie della Consolata, chiedo a Lui il miracolo di far correre senza problemi i documenti... Niente da fare, a Lichinga è necessario il battesimo burocratico, che mette a prova la pazienza e che aiuta a fortificarla, a cui nessun missionario può sfuggire! I laici portoghesi davanti a me stavano tornando nello stesso ufficio per la quarta volta e uno di loro è dovuto andare fino a Maputo per risolvere la questione dei documenti.

Alla fine mancano tre fogli: uno deve arrivare da Roma, un secondo da Maputo e uno dalla diocesi orfana di vescovo (in Italia per cure mediche) e con il vicario generale nel sud della Diocesi a 300 km nelle zone alluvionate... Così sono qui in attesa e tra una visita, una celebrazione, un piatto di spaghetti alla carbonara e capra allo spiedo, posso dedicare un momento a queste poche righe per condividere i primi giorni, mentre fuori ogni tanto piove riempiendo l'aria col suo profumo.

P.C.

CHI E' PADRE CARLO?

 

 

Nasce a Merate il 30 aprile del 1967 da Teresina e Renzo. L'ultimo sacerdote di origine cernu-schese che subito nei primi anni '90 si trasferisce in Mozambico, immediatamente dopo la cessazione della tremenda guerra che ha devastato il paese per sedici anni.

Dall'Ottobre del 2000 è in carica come parroco della parrocchia di San Miguel di Cuamba (Niassa). Questa, comprensiva anche della parrocchia di Mitucue, è costituita da ben 177 comunità dislocate su di un territorio vastissimo. In queste realtà, le difficoltà che maggiormente s'incontrano sono molteplici fra cui la mancanza dell'acqua per gran parte dell'anno  e la totale assenza di strutture e personale sanitario. Nella sede centrale di Cuamba si occupava anche  delle "case famiglie" che accoglie i bambini orfani e abbandonati e del centro nutrizionale  dove ancora oggi giungono i casi più estremi di bambini malati e malnutriti, in arrivo da diversi villaggi. Questi bambini poi tornano, dopo un periodo di cura, dalle loro famiglie per lasciare il posto ad altri bisognosi.

Padre Carlo nel 2007 lascia questa realtà si si trasferisce a Roma, dove si occupa della formazione di seminaristi e missionari. Nel 2015 torna in Mozambico dove starà fino al 2018.

 

 18 gennaio 2015

Sono arrivato a Maputo la capitale. Martedì 20 proseguo per Lichinga dove starò qualche giorno per i documenti. Poi se non ci sono problemi di pioggia avanzerò per Maua. Le forti piogge della settimana scorsa ha provocato morti, rottura della linea ferrea per Cuamba e della strada nazionale che è interrotta. Inoltre sono caduti alcuni tralicci dell'energia elettrica isolando il Nord del Paese. Si prevedono tempi di ripristino non istantanei... Almeno un mese per la ferrovia, due settimane per l'energia, e una decina di giorni per la strada. Io però viaggerò in aereo martedì e l'unico imprevisto potrebbe essere, se piove tanto, un tratto di strada non asfaltata con fango. Vi saprò dire tra qualche giorno in base ai collegamenti che ci sono.

Ciao e saluti a tutti

P.C.

Gennaio 2015, il ritorno in Mozambico  Articolo D&F 101 - 28 dicembre 2014

Classe 1967, terzo figlio di Renzo (scomparso da alcuni anni) e Teresina Biella, molto conosciuti e stimati in paese, presso il palazzo Villa, in via Lecco, dove è raffigurata la Madonna del Rosario. Padre Carlo Biella si accinge il prossimo 13 gennaio a partire per il Mozambico dopo 7 anni a Roma, dove si è occupato della formazione dei seminaristi. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo con il sacerdote, da alcuni giorni in paese, le tappe fondamentali della sua vita sempre in movimento, tra Cernusco, Bevera, il Mozambico e la Capitale.

«Ho trascorso i miei primi 11 anni a Cernusco, prima abitavo in via Lecco poi in via Monza; ho partecipato alle diverse attività parrocchiali, come il coro con il maestro Alessandro Pirovano, l’Azione Cattolica e il gruppo chierichetti – ci racconta – Poi è stata la volta di Bevera dove ho frequentato le scuole medie, del seminario a Rovereto per le scuole superiori, di Torino per lo studio alla Facoltà di Filosofia e del noviziato a Vittorio Veneto».

Nell’89 si è tenuta la professione religiosa, ma la prima tappa che ha lasciato il segno è stata l’esperienza in Mozambico dal 1992 al 1994, (anni in cui il Paese è in subbuglio) come stage, prima della Professione perpetua, il diaconato e l’ordinazione nell’ottobre del 1994, in occasione della festa compatronale, della Madonna del Rosario.

«Ricordo ancora quella bella festa che ha coinvolto tutta la Comunità che si era preparata per questo momento con la Banda, un pranzo comunitario, la porta trionfale, uno spettacolo teatrale… - ci racconta orgoglioso - E’ stata un’occasione in cui capisci che non sei solo e che sei legato saldamente a una comunità, anche se sei lontano».

Ma ciò che più lega e ricorda con emozione è la figura del parroco don Angelo Gironi che insieme ai viceparroci don Antonio, don Giuliano e don Renato ha accompagnato la sua vocazione.

«Era sempre presente e sapeva parlarti con frasi precise, delicato e sempre attento verso tutti in particolari gli ammalati; mi ricordo ancora una frase che don Angelo mi diceva spesso in dialetto “Ricordati che il mugnaio ha le mani sporche di farina” –aggiunge –Sono stati lui e il suo predecessore Monsignor Salvioni che hanno aperto la Comunità di Cernusco alla missionarietà, in particolare alla Consolata, i cui rappresentanti venivano più volte a parlare in parrocchia».

Sicuramente è il Mozambico il cuore pulsante della missione di padre Carlo, dove fa ritorno nel 2000, dopo i due anni di formazione dal ’92 al ’94 e sei anni di servizio a Bevera alla Consolata. «Per sette anni sono stato parroco di parrocchie tra loro distanti, con 180 comunità, dove si lavorava in equipe – ci spiega padre Carlo - Era un’esperienza di pastorale a stretto contatto con animatori ed educatori, per lo più laici portoghesi o gente del posto, e con altre cinque realtà missionarie, oltre la nostra. In questi anni abbiamo lavorato a diversi progetti: la piccola casa per orfani, centro nutrizionale, scuole di educazione e alfabetizzazione nei villaggi, centri di salute e formazione sanitaria, una biblioteca, una ludoteca… Sono stati anni intensi, belli e pesanti – conclude – perché eravamo un punto di riferimento per le tante realtà locali. Il lavoro da svolgere era parecchio con le sue difficoltà, ma anche le sue soddisfazioni, soprattutto la ricchezza delle relazioni umane».

Nel 2007 il trasferimento a Roma, sino a oggi.

«La proposta di occuparmi della formazione di giovani seminaristi missionari era arrivata già nel 2005; se prima l’ho rinviata, l’anno successivo non ho potuto rifiutare. Sono così seguiti sette anni di formazione arricchenti in un campo completamente diverso da quello vissuto fino a quegli anni in Africa. Sono stato a contatto con giovani di diversi nazioni, lingue e culture che studiavano Teologia per tre anni, prima di un periodo di stage e la partenza per la destinazione che veniva loro assegnata».

Se inizialmente questa dimensione gli andava un po‘ stretta  dopo l’attività svolta in Mozambico, padre Carlo  vede una crescita grazie a questa esperienza e soprattutto ammira da vicino l’universalità della Chiesa.  «Il fascino di Roma, dei suoi palazzi, ma anche quanto successo in Vaticano in questi anni come assistere alle Beatificazioni dei Papi che hanno segnato la mia vita e il cambio complementare tra Benedetto XVI e papa Francesco, due grandi pontefici che, nella loro diversità di porsi – ci racconta – hanno comunque segnato un periodo di forti cambiamenti nella Chiesa. Francesco è più espressivo, comunicativo e vuole smuovere le parrocchie e i suoi grandi settori, motivo per cui non si può rimanere fermi: è semplice, diretto, gioioso e dinamico Ora però tocca a noi muoverci…».

Il 2015 sarà l’anno della sua ripartenza; meta missionaria ancora il Mozambico.

«Era, sì, la mia richiesta, ma ho lasciato piena disponibilità ai miei Superiori. A fine giugno è arrivata così la comunicazione e con loro ho deciso di partire a gennaio, in modo da poter organizzare con i miei successori il lavoro di formazione a Roma».

La meta sarà la stessa zona dove è già stato anni fa, a Nord Ovest del Paese, lontano quindi dalla capitale Maputo, precisamente a Maùa nella Diocesi di Lichinga, che comprende l’intera Provincia di Niassa ed è formata da 21 parrocchie.

«E’ la zona di missione più lontana dalla capitale, si può dire che geograficamente è la periferia della periferia; qui lavorerò con un missionario originario di Suisio padre Giuseppe Frizzi, con cui avevo già lavorato anni fa, in missione da 40 anni. Saremo io, lui e una comunità di suore missionarie della Consolata a lavorare, segno che l’equipe, presente un tempo, ora non c’è più».

Il 13 gennaio, quindi, la partenza da Roma verso una realtà povera, socialmente e politicamente stabile, che non ha infrastrutture, bensì strutture semplici e modeste, che si muovono su standard diversi dai nostri. Per lo più vive di agricoltura, infatti, quando piove, la terra produce. Non ha voluto sapere molto di più padre Carlo di quello che lo attenderà: in base a quello che troverà si muoverà e ci aggiornerà, sperando che i mezzi di comunicazione siano presenti e veloci…

Si conclude così il racconto: un viaggio, lungo 47 anni, ma che non è ancora finito… anzi che si  prospetta ancora più interessante.

Ed è per questo che la nostra redazione ha deciso di sostenere nel 2015 tra i suoi progetti benefici anche questa nuova realtà missionaria, con cui rimarremmo in contatto mese dopo mese, nella speranza anche di poterla visitare.

20 ottobre 2009

Carissimi,

un caro saluto da Roma, dove stiamo iniziando il nuovo anno formativo con 22 seminaristi e 4 sacerdoti, uno novello.

La missione tocca e ha sempre toccato la vita e il cuore della comunità di Cernusco: ognuno sa a che livello e come si è lasciato coinvolgere.

Il gruppo missionario è uno degli strumenti che hanno il compito di tenere vivo lo spirito missionario all'interno della comunità parrocchiale. Una Chiesa senza missione è come una partita senza reti, un film senza finale: divertente, anche bella, ma le manca qualcosa di caratteristico.

Da decenni, tante persone e in molti modi, a partire dai suoi sacerdoti, passando per i catechisti, le liturgie, gli aiuti, la preghiera, l'affetto e l'amicizia (ma anche l'attenzione di realtà e persone non solo strettamente parrocchiali e frequentanti), hanno testimoniato e testimoniano l'interesse ad aprirsi ad altre realtà e alle attività di coloro che hanno dedicato parte o tutta una vita per la Missione, sia cernuschesi come “extra-parrocchial-comunitari”.

Poi, 10 anni fa, è nato il gruppo missionario attuale, come risposta a un cammino di chiesa che chiede a qualcuno di mettersi al servizio dal di dentro di una parrocchia per animarla e farle vivere la dimensione missionaria. A costoro il nostro più sincero e sentito grazie per la disponibilità, il tempo e le energie spese con dedizione, sacrificio e passione.

LE SUE LETTERE ALLA REDAZIONE

ROMA, 20 DICEMBRE 2008

Carissimi cernuschesi,

un caro saluto da Roma che in questo momento starete immaginando allagata. Noi per fortuna, pur trovandoci nella periferia ovest, siamo sul dorso di una zona alta e subito sotto si snoda il fosso bravetta, da cui prende nome la zona. La necessità di imparare a navigare, che è d'obbligo in questi tempi di emergenza, mi porta ogni tanto a ricordare ed accompagnare la vita della comunità parrocchiale cernuschese. Le notizie delle benedizioni e della responsabilità data a persone non ordinate di portare l'acqua benedetta nelle case mi ha fatto correre il pensiero al Mozambico dove era una cosa naturalissima (il 99,8%) delle benedizioni veniva fatto dagli animatori. Vi suggerisco di coglierlo positivamente con due riflessioni: una sull'importanza di valorizzare e preparare sempre più il laicato nella pastorale; un altro aspetto è su quanto e quale valore abbia la dimensione vocazionale di donazione della vita nella nostra comunità, decanto, zona o diocesi. Chiaro, non possiamo non aprire lo sguardo al mondo intero. Il recente sinodo sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa e l'anno dedicato a S. Paolo, apostolo delle genti, ci pongono con forza queste domande: vi invito a rileggere la lettera ai Romani 10,14. Ho visto sul sito il saluto di p. Mario da Balaka, che ho conosciuto in alcuni dei viaggi fatti in Mozambico passando per il Malawi. Mi ha fatto rivivere momenti di collaborazione e aiuto fraterno ricevuto soprattutto nel tempo di guerra e nel primo dopoguerra, dalla realtà dell'organizzato (lo era per noi del Mozambico) Malawi e dell'organizzatissima, viva e accogliente missione di Balaka.Vedere tra voi la presenza di Ferdinand, che saluto con gioia espero di conoscere presto, mi ha riportato ai tempi di Bevera, dove ho incontrato alcuni Kouadio e mi richiama la realtà a cui sto dedicando la mia vita e il mio tempo: i seminaristi in formazione verso una consacrazione religiosa missionaria definitiva e verso l'ordinazione diaconale e sacerdotale come missionari della Consolata. Vivo in una comunità di 28 confratelli, proveniamo da 10 nazioni e 4 continenti. Ringiovanisco coi giovani, ma soprattutto condivido con loro le gioie e le paure, le difficoltà e le speranze di chi si prepara a scelte  impegnative: per le genti, per tutta la vita, fuori dalla propria realtà,  con un'attenzione privilegiata per i poveri. E' una nuova pagina nella storia della mia vita, diversa, molto diversa dalle altre, ma altrettanto importante e forse più. Talvolta meno gratificante, ma sono convinto che quando il Signore è il centro della nostra vita vediamo ogni cosa con occhi differenti, ogni attività ha un sapore nuovo: provare per credere! Alcuni di loro sono stati cresciuti nella fede e nella vocazione anche grazie ai nostri missionari cernuschesi: p. Peppino tra i Tharaka e p. Sandro nel seminario di Morogoro. E' anche un sano orgoglio, vedere i frutti che  sono di Dio, ma che ha scelto operai di una piccola, ma feconda comunità. Li affido anche a voi, soprattutto William, George (diaconi), Martino e Pietro (in preparazione prossima) che sono all'ultimo anno. A ciascuno di voi auguro un Santo Natale nella scia di S. Giovanni Battista, che "venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui" (Gv 1,7) Spero di fare un salto dopo Natale.

Grazie per tutto e un caro saluto a  tutti/e  missionari/e sparsi nel mondo con affetto,   

p. Carlo

Roma, OTTOBRE 2008

Spero stiate tutti bene. Io sto facendo un incontro con 22 confratelli della  Consolata, tutti formatori dei seminari teologici o noviziati sparsi nel  mondo. C'é un bel clima di famiglia e un bel rapporto di condivisione. Per noi che giochiamo in casa qualche fatica in più per l'accoglienza e vedere  che tutto corra liscio, ma vale la pena.
Un saluto a tutti e buona preparazione per l'inizio delle attività e dell'anno pastorale, del mese missionario e della festa della Madonna del rosario in ottobre.  Vi ricordo nella preghiera,

p.Carlo

Cuamba, ottobre 2006

DA CUAMBA - MOZAMBICO - LA MISSIONE DI PADRE CARLO

Carissimi amici,

 

un caro saluto al gruppo missionario e a tutta la comunità di Cernusco.  Riconosco che il mio silenzio é abbastanza lungo e vi chiedo scusa.

"Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto..."

Vi ringrazio profondamente per le continue mail che, nonostante il mio lungo silenzio, sono sempre arrivate. Oltre alla richiesta di notizie dalla missione, vi leggo tra le righe il ricordo per chi, sebbene lontano, é sentito in comunione con la comunità e questo, vi assicuro, fa molto piacere.

Qui a Cuamba stiamo in salute, grazie a Dio, e continuiamo con le nostre attività.

Quest'anno pastorale, che nella nostra Diocesi segue l'anno liturgico (dall'Avvento alla festa di Cristo Re), abbiamo avuto come tema "Liturgia e Missione" e quindi molte attività sono state orientate in questo aspetto della vita delle tre parrocchie-missioni che accompagniamo.

In modo particolare i corsi di formazione degli animatori delle comunità: in tutto abbiamo avuto 16 mini corsi per animatori principali delle comunità, animatori della liturgia, e catechisti principali.

Un totale di 300 persone circa in vari momenti e luoghi. Dietro le cifre, ci sono comunità in cammino con le sue gioie e le sue difficoltà. Persone che si dedicano, nonostante la realtà farebbe venir voglia di occupare il tempo per guadagnarsi qualcosa in più.

Oltre allo specifico di ogni corso, filo comune é stato il tema della Liturgia, toccato in modo generale. Abbiamo parlato della Liturgia come opera di santificazione della Chiesa, dell'anno Liturgico, dei Sacramenti con particolare attenzione all'Eucaristia e alla celebrazione della Parola (il 99% delle celebrazioni guidate dagli animatori), dei soggetti e le persone che accompagnano la liturgia, degli spazi liturgici e gli oggetti liturgici.

Mi piace sottolineare che questi corsi sono stati possibili grazie alla collaborazione degli stessi cristiani che hanno contribuito in diversi modi affinché fosse possibile questo momento di crescita, che hanno occupato i mesi di Luglio, Agosto e Settembre. Nelle ultime visite vediamo anche alcuni risultati di questi miglioramenti.

Sono stati momenti molto apprezzati. Una bella Liturgia significa una bella comunità alle spalle ed é punto di arrivo e di partenza per le diverse attività. Una buona Liturgia é catechesi e non si chiude in se stessa, ma come finisce la santa messa in Portoghese (Ide em Paz e que o Senhor vos acompanhe = Andate in Pace e che il Signore vi accompagni), é un invito alla Missione di ciascuno.

L'inizio anno é stato un poco disastroso, all'indice della lotta per la sopravvivenza. Visitando le comunità le incontravamo dimezzate e la maggior parte degli uomini cercava di trovare qualcosa per poter affrontare la fame dovuta alla siccità dell'anno precedente. Quest'anno però é piovuto e la situazione é migliore.

Novità di quest'anno é l'orientamento diocesano a presenziare i matrimoni solo noi sacerdoti (siamo solo due padri della Consolata e un fratello) e anche se non sono molti (un centinaio), le distanze e le condizioni delle strade e macchine rendono difficile il lavoro. Anche le prime confessioni e prime comunioni le abbiamo fatte noi. In più gli adulti battezzati ricevevano la cresima nello stesso giorno se era presente il padre. Abbiamo avuto qualche celebrazione un po' più lunga del solito e talvolta siamo stati sotto pressione, ma adesso siamo in un momento di più calma.

L'opera sociale che ci coinvolge maggiormente continua ad essere il centro nutrizionale, giubbetto di salvataggio per molti bambini e mamme che qui si rivolgono. Nei primi 7 mesi di quest'anno abbiamo ospitato 144 bambini (tra cui 5 coppie di gemelli e 15 orfani), accompagnati dalle mamme (zie o nonne nel caso degli orfani). La maggioranza (una novantina) vi é rimasta solo 1-3 settimane; una cinquantina hanno avuto bisogno di un accompagnamento di 1-2 mesi e il resto oltre i tre mesi. Con noi c'è ancora Helena, orfana di mamma dalla nascita, arrivata in marzo. Purtroppo sette di questi bambini non ce l'hanno fatta.

In prospettiva abbiamo l'inizio del tempo del lavoro nei campi, che la gente sta preparando, aspettando le piogge (l'ultima pioggia é di luglio, la penultima di aprile...), poi avremo il Consiglio Pastorale Diocesano per avallare l'anno e programmare il prossimo all'insegna della CARITÀ; in Avvento comincia il catecumenato e fra poco anche le ferie degli alunni.

Per il prossimo anno ho chiesto di lasciare la guida della Parrocchia: ho già cominciato il settimo anno e ormai sono il secondo parroco ad essere in servizio in una parrocchia della diocesi per un maggior numero di anni consecutivi. Sono convinto che farà bene a me e alla Parrocchia. Per il momento resterò per inserire il futuro parroco e camminare un po' insieme, poi si vedrà. Mi sembra bello e necessario che ci sia questo passaggio di testimone con gradualità, visto che sono tre parrocchie con un gran numero di comunità e estese quasi mezza Lombardia.

Ho saputo del trasferimento di don Vincenzo. So che fa parte della programmazione diocesana la riorganizzazione e l'attendere le diverse necessità, ma sempre dispiace: però "solo l'oblio rende inseparabile il distacco" e sono convinto che don Vincenzo, che ha scritto con noi una pagina importante e non sempre facile della storia di Cernusco, ha lasciato i suoi insegnamenti e il suo esempio di cui ne siamo grati. Non so ancora chi e quando lo sostituirà e spero che questo momento possa far riflettere e maturare una coscienza comunitaria, così come faccia maturare una maggior responsabilità del laicato e il senso-valore della vocazione sacerdotale.

Giorni fa abbiamo celebrato la Madonna del Rosario (a cui sono particolarmente legato anche perché mi ricorda la mia ordinazione e 1ª messa) e vi abbiamo ricordato. A tutti auguro di vivere in profondità i misteri che nel rosario si meditano, perché ci aiutano ad entrare nel mistero di Dio-Caritá, anima della Missione.  Vi ricordo e vi saluto,                                                                                     Carlo

p.s. Complimenti a D&F, per l'impegno e la visione inglobante!

Natale 2006

Carissima redazione di D&F,

sono tornato oggi da un viaggio in una missione "vicina" a 250 km e ho trovato la vostra mail.
Cercherò stasera di entrare in internet e nel sito, già fin d'ora grazie del servizio che prestate anche a noi Fuori Cernusco.
Vi chiedo di dare i miei saluti più cordiali al nuovo parroco don Alfredo che spero di conoscere il prossimo anno, quando rientrerò per le ferie.

Anche qui a Cuamba stiamo in fase di cambio. Dopo più di sei anni vengo sostituito come parroco e come superiore della comunità locale della Consolata. É normale routine e già qualche mese fa avevo chiesto che si cominciasse a pensare ad un successore. Rimarrò per il momento per qualche mese per poter stare a lato di padre Rogelio, il nuovo parroco, colombiano, che vive già qui in Cuamba ed é il Vicario Episcopale della zona sud della diocesi. Poi si vedrà... La volontà di Dio e i progetti dei superiori ci indicheranno quali cammini percorrere.

Per il momento vi saluto e vi auguro un santo Natale ricco di ogni bene. Ciao!

 padre Carlo

 

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